Progetto
Durante il corso di Sintesi Finale C3, tenuto dai docenti Mario Piazza, Marco Pea, Luca Pitoni e Kevin Pedron, di Design della Comunicazione al Politecnico di Milano, ci è stato chiesto di progettare un libro visivo. Per libro visivo, si intende un prodotto editoriale che sappia esprimere, enfatizzandolo, il suo contenuto testuale, attraverso la sua veste grafica e fisica, creando quindi del valore aggiunto volto a colpire il lettore.
Il tema dell’anno accademico 2020/2021 era la scrittura manoscritta, ovvero la calligrafia. Il libro da rielaborare, senza però variarne il contenuto, è intitolato “Hortulus Litterarum ossia Magia delle lettere”, una divagazione e venticinque variazioni sui segni, sui significati e sui simboli, scritto nel 1965 da Paolo Santarcangeli.
Concept
Il libro “Hortulus Litterarum ossia Magia delle lettere” può essere definito come una divagazione contenente venticinque variazioni sui segni, sui significati e sui simboli. È stato scritto da Paolo Santarcangeli nel 1965 ed edito da All’Insegna del Pesce d’Oro – Scheiwiller Libri”, casa editrice fondata nel 1977 a Milano da Vanni Scheiwiller, critico d’arte, editore e giornalista italiano. Questo libro, di per sé già complesso e piuttosto ricco di tematiche e spunti visivi, è stato una grande sfida personale.
Il primo obiettivo da raggiungere per rendere “Hortulus Litterarum ossia Magia delle lettere” un libro visivo era quello di rendere il libro più contemporaneo, quindi dargli una veste che non fosse più quella del 1965 ma del 2021. L’artefatto originale iniziale presentava una forma che di certo non facilitava la lettura del testo. Infatti, lo scopo era quello di realizzare una versione più facilmente fruibile da tutti, più chiara, esplicativa e ordinata alla vista, non stravolgendo però il punto di partenza originale. L’idea di base del progetto è quella di dare un ulteriore indice di lettura al libro nella parte dell’abbecedario. L’autore si è soffermato sulla rappresentazione delle lettere in modo illustrativo, inserendo le immagini quasi infantili di Edward Lear e le lettere ornate di Francesco Tommencioni. In una logica di riedizione di un libro che esplora in maniera estemporanea la tematica delle lettere, sarebbe stato interessante inserire una sorta di storia della tipografia attraverso l’utilizzo di caratteri diversi per scrivere le lettere dell’alfabeto che iniziano ogni capitolo dell’abbecedario. Il punto è quello di inserire una componente temporale e storica che dia un’informazione maggiore a chi legge di tipografia, tema non trascurabile quando si parla delle lettere.
Come rendere un libro più chiaro alla lettura?
In primo luogo, mettendo in chiaro alcuni concetti, frasi, citazioni, che si possono leggere anche prese singolarmente. In tutto il libro sono state estrapolate dal testo alcune frasi “concetto”, quelle che sintetizzavano al meglio il discorso di Santarcangeli, quelle che anche se lette singolarmente davano un chiaro significato al pensiero dell’autore. Quei periodi sono stati evidenziati aumentando il carattere, cambiando font, e disallineando la frase al rettangolo di testo principale, spostandola di una colonna. In questo modo, anche chi sfoglierà il libro velocemente, potrà capire di cosa tratta e avrà qualche spunto in più rispetto al titolo in copertina.
Come dare un ulteriore indice di lettura?
In secondo luogo, era opportuno rendere utili quelle lettere che intitolavano il capitolo che iniziava: la scelta è stata quella utilizzare un font diverso per ogni singola lettera dell’alfabeto, dal carattere più antico, fino a quello più moderno. Questa scelta è servita a dare un ordine cronologico alle lettere.
Il libro è diventato un abbecedario con lo scopo di fornire una sorta di linea del tempo della tipografia, tutta la storia tipografica in un alfabeto.